LA CUCINA, ESPRESSIONE DEL FEMMINILE, ESPRESSIONE DI CIO' CHE SIAMO


In un mondo che corre, sempre più in fretta, la condivisione, spesso, è solamente e puramente tecnologica. Asettica, individuale, fine a stessa perché non abbiamo tempo per null'altro.
Molte cose sono andate perdute, anche se in realtà giacciono sopite nella nostra memoria non molto antica. 

Io non ho un passato di tradizioni culinarie. Assolutamente. E' un richiamo che ho dentro e viene risvegliato dalle spezie: adoro le spezie. Amo il loro profumo, la loro essenza così forte e decisa e amo mescolarle tra loro, provarle, gustarle. Seguo la ricetta del mio cuore, le dosi della mia essenza, le mescolanze del mio cuore. E creo, mettendo amore in quello che faccio, l'ingrediente più importante. 

Spesso - e non secoli fa -  le donne si ritrovavano insieme per cucinare, per parlare, per condividere. Non v'erano sportelli di ascolto o aperitivi nei locali. TUtto accadeva in casa e l'energia femminile, fatta di creatività e manualità (oltre che di cura ed accoglienza) fluiva, girava, aleggiava nella casa.
Il fatto stesso di impastare era un gesto di creazione immensa, in cui tra farina, fatica e chiacchiere si preparava il pasto. Le donne avevano più tempo e passavano la giornata in casa tra faccende, riordino, pulizie, cucina e via discorrendo. 

Che cosa è cambiato da allora? La donna, solitamente, continua a fare le stesse cose. Con l'unica differenza che lavora, spesso, anche parecchie ore, fuori casa. 
I bambini, un tempo vicino, giocavano fuori, si sporcavano, interagivano tra loro creando le loro dinamiche. Ora è impensabile lasciare i nostri figli a giocare fuori da soli con altri bambini: crescono tra sport, lingue straniere, corsi, laboratori creativi e (spesso troppo, troppo presto) televisione e tecnologia. 
Anni fa, quando mio figlio era ancora piccolo, mi ero guardata intorno in un parco giochi: ogni madre era attaccata al proprio bambino, pronta a raccoglierlo in caso di caduta, attenta che non litighi con qualche altro bambino, presente in ogni momento del gioco - suo e di suo figlio, in una quasi totale assenza di interazione con gli altri bambini. 


Io non ci sto. Non voglio questo nel futuro. Credo sia possibile un futuro diverso. E' per questo che lavoro, passo molte ore fuori casa ma, al mio rientro, gioco con la farina con mio figlio, organizzo cerchi di donne 
  

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