Percezioni

L'ordine degli uccelli 2, Georges Braque

Nel XVIII secolo, il filosofo tedesco Immanuel Kant formulò la tesi secondo cui gli esseri umani non possono mai conoscere davvero la natura della realtà così come è.  
Le nostre indagini forniscono soltanto risposte agli interrogativi che poniamo, i quali sono basati sulle capacità e sulle limitazioni della nostra mente. Tutto quello che percepiamo nel mondo naturale, sia attraverso i nostri sensi che attraverso la scienza, passa attraverso il filtro della nostra coscienza, ed è determinato, perlomeno fino a un certo punto, dalle strutture proprie della mente. Così, quelli che vediamo sono “fenomeni”, ovvero l’interazione tra la mente e qualsiasi cosa ci sia “realmente là fuori”. 
Noi non vediamo la realtà; vediamo soltanto la nostra costruzione della realtà, fabbricata dai neuroni del nostro cervello.

L'etimologia della parola percezione è da ricondursi al latino percìpere, formato da per - per mezzo, attraverso + capĕre - prendere, cioè raccogliere (informazioni, dati sensoriali), apprendere.
E le percezioni sono "solamente" percezioni. Percezioni proprie del modo in cui i fatti appaiono, di come vengono vissuti, attraverso le nostre esperienze, i nostri successi e i nostri fallimenti.

La parte difficile che ognuno deve riconoscere risulta essere l'oggettività dei fatti; ovvero che i fatti sono ciò che sono, indipendentemente dalle percezioni. 

Cambiamo il nostro punto di vista sulle situazioni che ci infastidiscono, ci indispongono, ci fanno soffrire. Accettiamo le cose come sono e non come si desidera che siano.
Prima di voler cambiare gli altri o quando l'altro ci rende sofferenti e/o ci infastidisce, operiamo su noi stessi, prendendo consapevolezza della nostra percezione e della realtà oggettiva. E' un primo passo verso il cambiamento. 

Fonti:
etimoitaliano.it
lamentemente.it
itartsdot.it

Copyright
Adriana De Caro®
ARCHEOloga&artista emozionale 

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